Talvolta mi definisco un Project Manager, ma il termine è forse troppo vago.

Più propriamente, il mio lavoro riguarda l'ostetricia di stelle danzanti.

Mi capita spesso, come consulente, di prestare i miei servizi per mettere ordine nel caos di idee, bisogni e risorse aziendali (tanto nel profit, quanto nel no profit e nella pubblica amministrazione), per aiutare i miei clienti a strutturare e pianificare progetti coerenti ed efficaci.

Sono inoltre specializzato nella rimozione di castagne dal fuoco e nella toelettatura di gatte da pelare, due attività imprescindibili e molto richieste durante la gestione di progetti di qualunque scala.

Dal 2016 offro consulenza come libero professionista ad associazioni, fondazioni, aziende, enti pubblici, soprattutto nel settore dell'educazione e della cultura.

Non amo i termini "europrogettista" o "esperto in europrogettazione", perché a mio parere restringono ad una professione, ad una specializzazione, quelle che sono soltanto alcune delle competenze e delle conoscenze richieste a chi fa il mio lavoro.

Supportare organizzazioni di piccole, medie e anche grandi dimensioni nel pianificare e gestire progetti richiede esperienza ed empatia nel fornire consulenza strategica circa le risorse finanziarie ed umane da impiegare in ciascuna attività, conoscenze tecniche approfondite di project management, aggiornamento continuo sulle policy e sulle strategie nazionali e comunitarie.

Ciò è vero anche (e non soltanto) quando parliamo di progetti finanziati da fondi Europei attraverso i programmi istituiti dalla Commissione Europea: Horizon Europe, Creative Europe, Erasmus+, CERV - Citizenship Equality Rights and Value, etc. La mia opinione, tuttavia, è che tutti i progetti di una certa complessità, interni alle aziende (autofinanziati) oppure finanziati da istituzioni esterne dovrebbero essere approcciati con la stessa competenza e professionalità che cerco di offrire ogni giorno ai miei clienti.